Teatro

“Liebestod” di Angélica Liddell: il suo teatro provocatorio in esclusiva a Bologna

"Liebestod"
"Liebestod" © Christophe Raynaud de Lage

Esclusiva italiana per "Liebestod" dell'artista spagnola Angélica Liddell, in scena a Bologna.

Liebestod – El olor a sangre no se me quita de los ojos – Juan Belmonte, della regista, performer e drammaturga spagnola Angélica Liddell, spettacolo presentato nel 2021 al Festival d’Avignon, sarà ospite per le due uniche date italiane nella stagione di ERT/Teatro Nazionale.

Liebestod ci riporta alle origini tragiche del teatro e del rivoluzionario torero Juan Belmonte, coinvolgendo il pubblico in un’esperienza catartica e trascendentale. La tauromachia del celebre torero andaluso e la musica di Richard Wagner si incontrano per dare voce a una storia che scava alle origini sacre del teatro dell’artista spagnola, a quella che lei chiama “una storia del teatro che è la storia delle mie radici, delle mie profondità”.

GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA

Angélica Liddell: artista trasgressiva e scandalosa

Angélica Liddell, catalana di Figueras, la città di Dalì, attrice, regista, performer, scrittrice, drammaturga, Leone d’Argento a La Biennale Teatro di Venezia 2013, è una delle figure più affascinanti e trasgressive della scena teatrale contemporanea, i suoi lavori, considerati a tratti scandalosi e a tratti geniali, rappresentano uno dei contributi più significativi alla produzione drammatica internazionale.
Terrificante, eccessiva, irritante, indecente, appassionata, radicale, esibizionista, la Liddell è acclamata e apprezzata da pubblico e critica.

Angélica Liddell


Il suo linguaggio è violento e fisico, il suo è un teatro “contro”, un teatro provocatorio e destabilizzante, che si potrebbe definire in certo senso volutamente osceno. Testo dopo testo, spettacolo dopo spettacolo, Liddell ha costruito una drammaturgia inconfondibile, in grado però di cambiare e diversificarsi sempre.

"Liebestod": morte d’amore

Dichiara Angélica Liddell: “Io faccio teatro come Juan Belmonte affrontava il toro. Io cerco la stessa cosa, cerco il momento sublime la trasfigurazione, l’entusiasmo traboccante, il lampo e la luce, quel trasporto lirico che avviene quando si ama”.

Più che un'arte, la corrida era per l’andaluso Juan Belmonte un esercizio spirituale, la sua pratica estrema di torero elevava le emozioni in uno spazio infinito, nell'eternità. Parallelamente la ricerca incessante della bellezza nell’espressione artistica che la Liddell opera in Liebestod è un tentativo di comunicare direttamente con il sacro e accedere così all’esperienza dell’assoluto - tanto nell'opera del torero quanto sul palcoscenico.

Angélica Liddell in "Liebestod"


Per riuscire in questo intento la Liddell si affida alla Liebestod, termine tratto dal finale dell’opera di Wagner, che significa letteralmente "morte d’amore” - quel sentimento d’innamoramento distruttivo e totale che consuma gli amanti fino alla morte, o anche dopo di essa.

In questo lavoro la Liddell invoca la tragedia wagneriana e il mito di Tristano e Isotta come invito a vivere l'amore assoluto; scegliendo di adattare l’opera drammatica dell’adulterio mitico di Richard Wagner del 1865, l’artista opta per una grande storia d’amore impossibile e una composizione lirica molto espressiva. 

Angelica Liddell in "Liebestod"


Liebestod è quindi molto più di un'epopea della corrida; lo spettacolo diventa un'offerta, un invito a vivere emozioni al limite tra piacere e dolore, nel tentativo di dialogare con il sacro: “è opera di una donna innamorata, una donna mortale. È anche una immolazione”.

"Non mi interessa il futuro mi interessa l’eternità”

L’arte della regista spagnola si distingue per la sua rara capacità di rendere ulteriormente carnali quegli strumenti del teatro — la parola, l’immagine, il corpo — che le offrono la possibilità di aprire ferite universali dell’esperienza umana per guardarci dentro.

Con questo lavoro Angélica Liddell porta avanti un modo di fare e vivere il teatro alla ricerca dell’invisibile capace di raggiungere i confini delle emozioni, di ricreare un’esperienza assoluta e catartica fuori dal tempo, in dialogo con il sacro. Dichiara infatti: “Non mi interessa il futuro mi interessa l’eternità”.